Nel territorio di San Raffaele Cimena, caratterizzato da terreni pianeggianti, fertili e irrigui, da sempre vocato per la fragolicoltura, si coltivano cultivar caratterizzate da frutti di grandi dimensioni (pezzature comprese tra 15 e 35 g/frutto), botanicamente riconducibili alla specie Fragaria x ananassa L. o ad altre specie del genere Fragaria.
Grazie alle intense escursioni termiche giornaliere, alla buona insolazione e ad una tecnica colturale razionale i frutti delle varietà coltivate presentano ottima consistenza della polpa e buona serbevolezza; queste caratteristiche consentono al prodotto locale di essere trasportato dalle aree di produzione verso i vicini mercati.
Territorio di produzione
La zona di produzione si concentra nella pianura di San Raffaele Cimena, in provincia di Torino, nota come La Piana che si estende sino al comune di Verrua Savoia.
Metodo di preparazione
La coltura è praticata su terreno pacciamato da film plastico nero per contenere le malerbe mentre si provvede al diserbo chimico in fase di post-trapianto ed alla ripresa vegetativa nell'interfila.
L'irrigazione avviene con l'utilizzo di una manichetta posta sotto la pacciamatura così come la somministrazione di concimi avviene per fertirrigazione.
La raccolta avviene da metà aprile per le cultivar precoci (in coltura protetta) e fino a metà giugno, per le colture tardive (non sottoposte a forzatura in tunnel).
La coltura annuale è la più diffusa; solo nei piccoli appezzamenti si pratica anche la coltura biennale.
Storia
La tradizione ortofrutticola della zona di San Raffaele Cimena risale al Basso Medioevo.
Nel secolo scorso i prodotti locali divennero le primizie dei mercati generali di Torino e del mercato di Chivasso. Nel 1953, viene istituito, nella piazzetta di "San Bernardo", il "Mercato delle fragole e delle ciliegie", ora non più esistente, dove, in realtà, venivano commercializzati tutti i prodotti ortofrutticoli del paese. Negli Anni '70, in occasione della Festa Patronale, si istituì una Mostra Mercato dei prodotti ortofrutticoli locali.
Curiosità
Negli anni Cinquanta del 1900 un nutrito gruppo di giovani agricoltori, particolarmente intraprendenti e capaci, coadiuvati da un giovane e valente tecnico, Giuseppe Fassino, diede vita a uno dei primi "Club 3 P" (Provare, Produrre, Progredire) del Piemonte, istituendo dei corsi di formazione professionale, prove in campo e viaggi di studio in tutta Italia con visite ad aziende all'avanguardia nel settore ortofrutticolo e ad altri istituti di ricerca ed instaurando con essi ottimi rapporti di collaborazione.
Tutto ciò permise l'introduzione di nuove tecniche di coltivazione, allora sconosciute in Piemonte, come l'introduzione di piante selezionate.
Di pari passo, furono introdotte la coltura pacciamata e la fertirrigazione. I giovani orticoltori dell'epoca si associarono per contenere i costi nell'acquisto delle prime macchine trapiantatrici. Ancora oggi, sono disponibili per i soci una trapiantatrice di ortaggi e una di patate.
Grazie a questi pionieri, l'agricoltura locale fece un decisivo salto di qualità; le nuove metodiche di coltivazione fecero sì che i prodotti locali divenissero le primizie dei mercati generali di Torino e del mercato di Chivasso.