La pianura novarese e vercellese del Nord Piemonte

Il paesaggio rurale ed agrario

La pianura vercellese è formata da una vasta superficie piana formata principalmente dall'azione della Dora Baltea e degli scaricatori glaciali dell'anfiteatro morenico di Ivrea, delimitata da corsi d'acqua importanti.

Una parte della pianura vercellese è caratterizzata da un paesaggio agrario condizionato dalla presenza di ampie fasce ghiaiose, un'alternanza di aree cerealicole, grano e mais (Cigliano), frutticole (Borgo d'Ale) e risicole (Carisio), frammiste a lembi marginali di territorio a bosco e prato, prodromi del paesaggio più tipicamente morenico.

Tra Livorno Ferraris e Trino la media pianura risicola è caratterizzata da appezzamenti di grandi dimensioni tutti sistemati a camera per sommersione, solcati da numerosi canali di irrigazione e da qualche modesto corso d'acqua (grandi canali irrigui derivati nell'800 dalla Dora Baltea, quali il Naviglio di Cigliano, il Naviglio di Ivrea e il Canale Depretis, e dal Po quali il Canale Cavour).
Le risaie nel loro insieme costituiscono un'emergenza naturalistica e paesaggistica, anche per le risorgive e le zone umide seminaturali, talora sede di garzaie, protette come Riserve naturali e per l'avifauna.

Di un certo valore paesaggistico è il terrazzo antico di Trino, alto 192 m s.l.m., con un dislivello medio sulla pianura circostante di circa 50 m, ancora in parte ricoperto dallo storico Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, uno dei più vasti e significativi boschi planiziali relitti del bacino padano, una garzaia tra le più importanti da livello europeo.

L'intera area dalla Dora Baltea al Sesia risultava occupata in età preistorica da una foresta acquitrinosa, trasformata a partire dal XII secolo grazie all'opera di bonifica intrapresa dai cistercensi con un processo di regolamentazione delle acque e di bonifica del territorio durato alcuni secoli, che l'ha resa adatta ad un impiego agricolo.

Si è reso così possibile lo sviluppo della cultura del riso e di un sistema territoriale incentrato su di essa, con una serie d'insediamenti minori ma di notevole interesse storico e documentale, costituiti da edifici rurali di interesse storico (case da massaro, aziende agricole razionalizzate nel Settecento e nell'Ottocento), in cui la risicoltura lascia il passo a colture ortofrutticole e cerealicole a conduzione asciutta (es. Borgo d'Ale e Alice Castello).

Ad esempio l'insediamento a Lucedio voluto dai monaci cistercensi provenienti dalla Francia, secondo insediamento per dimensione in Italia, fu di particolare rilievo. Essi svilupparono un sistema agricolo in cui i terreni venivano suddivisi ed organizzati in "Grange", unità agricole ubicate a non più di 5 chilometri dall'abbazia, pur restandone alle dipendenze.

Itinerari

Prodotti

I prodotti, attribuiti al territorio sulla base dei comuni elencati e definiti dal Piano Paesaggistico Regionale, possono essere segnalati anche in territori in cui la produzione è marginale.

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Ricetta

Brodera

Procedimento

Se necessario sgrassate le costine, lavatele, sgocciolatele e mettetele in una pentola con una delle cipolle, la carota e il gambo di sedano tagliati a pezzettoni. Salate, coprite con acqua e cuocete a fiamma bassa per almeno due ore, schiumando di tanto in tanto.
A cottura, dopo avere prelevato le costine, che terrete da parte al caldo, filtrate il brodo e riportate a bollore.
Sbucciate l'altra cipolla, affettatela sottile e fatela appassire dolcemente, senza che prenda colore, in una casseruola con una noce di burro. Versate il riso e fatelo insaporire, rigirando con un cucchiaio di legno. Sempre mescolando, aggiungete poco per volta il brodo. Regolate di sale e a cottura unite il burro rimasto, il formaggio grattugiato e una macinata di pepe.
Trasferite il risotto nei piatti, disponetevi sopra le costine e servite.
Complemento tradizionale della brodera, che nelle zone risicole del Vercellese e del Novarese si preparava il giorno dell'uccisione del maiale, era il sangue dell'animale ancora caldo, con cui si irrorava il piatto al momento del servizio. Un'abitudine tramontata nell'era dei macelli moderni, per la difficoltà di procurarsi il sangue e perché sono cambiati i gusti.